Licurgo nasce a Venezia il 6 febbraio 1900.

Ancona

1902: La famiglia si trasferisce in Ancona.Di carattere ribelle e instabile,

vive l' adolescenza in conflitto con il padre, che prima lo manda in collegio

e poi lo iscrive in un istituto tecnico.
1918
: La passione per la pittura lo spinge ad abbandonare la scuola e a

trasferirsi a Urbino dove frequenta l'Accademia come uditore esterno.
1921
: Tornato in Ancona Licurgo conosce alcuni redattori del quotidiano

L'Ordine su cui pubblica alcune vignette.
1923
: Entra nello studio di Urbano Polverini,denominato ''la carlinga dell'arte''.

Lo studio è frequentato anche da scrittori, poeti, scultori che discutono sulle

nuove correnti artistiche italiane ed estere. Su consiglio di un amico si reca

a Roma, dove collabora come aiuto alla realizzazione di fondali dipinti per alcuni

allestimenti cinematografici.

Milano

1926: si trasferisce a Milano dove si stabilisce definitivamente ed inizia a lavorare come paesaggista. I suoi soggetti preferiti sono le campagne circostanti, ricche di rogge e pioppi,che lui raffigura definendole “paludi”. Esistono di questo periodo, oltre alle paludi, anche soggetti raffiguranti Milano in chiave futurista.
1927: Conosce un commerciante d'arte, che gli fornisce vitto e alloggio in cambio di una produzione giornaliera di paesaggi, vendibili facilmente a poco prezzo.
1928:Partecipa a una collettiva alla Famiglia Artistica. Un amico, il pittore Viriglio, lo invita a condividere il suo studio e, insieme a lui,inizia a fraquentare i caffè di via Fiori Oscuri e via Fiori Chiari, dove entra in contatto con l'ambiente di Brera. In questo periodo si dedica alla rittrattistica.
1928:Licurgo partecipa alla mostra collettiva inaugurale del Cenobio, insieme ad artisti come Vaiani, il giovane Aligi Sassu (che a quel tempo divideva lo studio con Giacomo Manzù, Campestrini, Pessina, Lucio Fontana e lo scultore Gian Emilio Malerba, con cui intreccia una solida amicizia,. In questa occasione per la prima volta viene notato dai critici ed il suo nome appare sui giornali. Si dedica anche alla caricatura e pubblica alcune cartoline.
1929: Partecipa alla ''1° collettiva'' della galleria del teatro Arcimboldi dell'allora emergente Ettore Gianferrari.
1930:L'amico Viriglio, ammalato di tisi,muore. Alcuni soci della ''Famiglia artistica di corso Roma'', dove si era iscritto l'anno prima,gli propongono di partecipare alla fondazione del ''Cenobio Milanese'' (inizialmente chiamato Coenobium) alla cui presidenza viene nominato ad honorem lo scultore Ernesto Bazzaro.
1934: Conosce Army Gallieni, una pianista,con cui inizia a convivere e con lei frequenta l' ambiente dei musicisti.
1935 :Si trasferisce in una villetta a Vassena, dove un vicino gli commissiona alcuni paesaggi, ispirati al suo giardino giapponese,e lo introduce nel suo ambiente, facendogli conoscere a parecchi acquirenti.
1938: Army comincia ad accusare i disturbi di un tumore al cervello, e i due tornano a Milano dove Licurgo riprende i contatti con l' ambiente artistico e si dà da fare per realizzare una mostra. La gente gli chiede soprattutto paesaggi e ritratti, mentre lui vorrebbe dedicarsi ad una sua forma d'arte che definisce surrealismo figurativo, che pur rimanendo ancora in embrione, segnerà il futuro della sua arte.

La guerra

1939: Espone alla Permanente di Milano.
1940: Si reca a Savona dove presenta una sua mostra personale di paesaggi e paludi.
1940: Army muore. Scoppia la guerra, lui è esonerato dal servizio militare a causa del braccio destro anchilosato per una frattura dovuta a una caduta da bambino e non curata bene.
1941: Riprende i contatti con i suoi vecchi amici e incontra il conte Castelbarco Erba che gli affitta l'ultimo piano del suo palazzo in via Solferino, un bell'appartamento con un giardino d'inverno in disuso, luminosissimo che Licurgo adibisce a studio ed abitazione.
1941:Riprende a dipingere, anche se i bombardamenti ormai sono un assillo quotidiano, scarseggia il cibo, le condizioni di vita e di lavoro si fanno sempre più difficoltose. I Castelbarco gli promettono che, finita la guerra, trasformeranno un ala dell'ultimo piano in galleria d'arte, dove Licurgo potrà mantenere una mostra permanente e organizzare eventi artistici.

Lo sfollamento a Oggebio.

1942: Conosce Vittoria Pezzoli e inizia con lei una relazione.
1943:Lascia Milano per fuggire alle bombe e si reca a Tremezzo, dove organizza una mostra personale, che ha un buon successo, anche economico. Conosce un sacerdote che gli commissiona un affresco e un grande quadro raffigurante [[San Camillo]] per la chiesa di Valcava. Inizia la realizzazione dell'affresco, affrontando per la prima volta un soggetto religioso.
1943: Agosto,durante i bombardamenti a tappeto una bomba colpisce il suo studio in via Solferino. Licurgo, che si trova a Valcava, pur salvandosi, rimane senza nulla. Interrompe il lavoro, che porterà a termine negli anni cinquanta e torna a Milano. Sposa Vittoria e si trasferisce provvisoriamente in viale Mugello, a Milano.
1944: organizza una mostra personale a Villa Serbelloni a Bellagio.
1944: Tornato a Milano espone con una personale alla galleria Carini e nel settembre gli nasce una bambina, Giuliana. Milano ormai è invivibile,distrutta dai bombardamenti. Con mezzi di fortuna i tre riescono a fuggire e arrivare fino ad Oggebbio, un paese sul lago Maggiore, dove prendono in affitto una villetta sopra Montecassino. Ci staranno per cinque anni.
1945: Licurgo, con la famiglia al sicuro, si reca ogni tanto a Milano dove alla fine della guerra allestisce una seconda mostra alla Galleria Carini per festeggiare la pace.
1946:A Oggebbio sul lago Maggiore si dedica al paesaggio e vende parecchio oltre frontiera, a Chiasso e a Lugano.

Il dopoguerra

1947: Partecipa all'annuale mostra di pittura collettiva aCernobbio
1948: Inaugura una personale alla bottega d'arte Molteni di Milano. Nel frattempo lavora assiduamente alla ricerca di tecniche nuove che gli consentono di esprimere la sua sensibilità pittorica con più libertà, creando nuove forme surreali che possano far rivivere l'antico colorismo veneto, tradizione a cui si sente legato.
1949: espone, in una personale al circolo di studi sociali Zenit, una serie di disegni e di chiaroscuri in cui già emergono le sue nuove idee.
1950: Torna a stabilirsi a Milano con la famiglia, nell'appartamento di viale Mugello. Il Lavoro, Il Secolo, La Sera, Il Corriere d'Informazione, L'Italia, Il Corriere del Popolo, La Commedia Nova, La Gazzetta sono i giornali che parlano delle sue mostre con articoli dei critici del tempo come B. Rasi, Dino Bonardi, Vitali, P. Della Selva e altri. Tutti concordano nel definire la sua pittura sensibile e poetica, permeata di colorismo veneto.
1950:Inizia a dedicarsi esclusivamente alla ricerca di una sua personale forma di arte moderna.
1951: Vittoria si ammala di tisi e viene ricoverata in sanatorio dove resterà per tre lunghi anni. La bambina viene mandata in collegio, mentre Licurgo tornerà a vivere da solo.
1953: malgrado lo stato depressivo in cui si trova,espone al circolo Zenit dove trova la maggior parte dei suoi pochi clienti, presentando paesaggi e opere futuriste.
1953: Matura una nuova tecnica pittorica, che consiste nell'imprimere su carta o su tela delle macchie di colore che poi trasfigura in forme e volti, come se intravedesse un mondo fantastico ''nelle macchie sul muro'' o nelle nuvole . Il suo stile e la sua personalità emergono in questa tecnica nuova, che gli consente di esprimere liberamente la sua arte.
1955: Vittoria guarisce e torna a casa. Suo fratello Silvio gli propone di organizzare un mostra in Ancona, alla galleria Puccini. Il suo soggiorno in Ancona in occasione della mostra è commovente. Rivede tutti i suoi amici, compreso Polverini, che lo festeggia e gli fa il ritratto. La mostra ha successo, molti giornali ne parlano, dando però ancora una volta più risalto ai suoi quadri veristi che a quelli moderni.
1957: Espone ancora alla vetrina dell'arte in Ancona, e l'anno seguente a Seregno organizza una mostra a palazzo Mariani, con il patrocinio del comune.
1957: Espone a Busto Arsizio dove ha conosciuto parecchie persone, quando Vittoria era in sanatorio.

Una scelta definitiva.

1959: Licurgo abbandona completamente il suo vecchio modo di dipingere per dedicarsi solo al perfezionamento della tecnica che ha inventato, ed esordisce con una mostra alla galleria del Baguttino,in via Bagutta, riscuotendo un buon successo.
1961: Espone in una collettiva alla ''Permanente'' e, sempre nello stesso anno, alla galleria Gianferrari.
1962:A Verona Licurgo espone alla galleria Mazzini. I suoi quadri, nuovi e imperniati sul colore, piacciono molto e la mostra riscuote successo.
1963:L'editore e amico Domenico Del Duca gli offre una collaborazione grafica con i suoi giornali, tra cui qualche copertina per l'inserto di attualità dell' ''Intrepido'. In un momento di bisogno accetterà anche di dipingere, con soggetti astratti, mobili di metallo per la Siltal, che poi verranno esportati negli Stati Uniti.
1966: Espone in una personale all'Istituto europeo di storia dell'Arte, in via Brera .
1967: Il giornale ''Il giorno'' gli fa realizzare una mostra nell'omonima galleria, con molto successo di critica e di pubblico. Il suo stile pittorico ormai è consolidato. Forse il critico d'arte che coglie meglio il suo spirito è Armand Nakache, il presidente della ''Société des artistes indépendants'' di Parigi (affiliata alla Federazione degli Artisti Indipendenti Italiani) che scrive, tra l'altro: «V'è un'armonia costante nelle tinte d'efficace effetto e di un profondo valore, poiché le sue opere hanno finezza di toni e accostamenti cromatici fuori dall'ordinario ... Questo pittore inizia un linguaggio nuovo ... che ci porterà a proiettare i sentimenti di là di noi stessi in una costruzione cui non occorreranno più simboli. Le sue opere possono essere definite interpretazioni spirituali.»
1971: Espone alla Fondazione Europa con una personale.
1972: Il comune di Milano allestisce una sua personale a villa Reale di Monza, mostra che riscuote molto successo e sarà determinante per l'assegnazione dell'Ambrogino d'oro assegnatogli in quell'anno.

Gli ultimi anni e la malattia.

1973: Soffre di depressione. Espone a Bergamo alla galleria ''La Tavolozza''. Tende però a isolarsi e non vuole più vedere nessuno.
1977: Vittoria lo convince ad organizzare una mostra, l'ultima, presso la galleria ''Arte Club'' in piazza della Repubblica, dove espone le sue ultime opere, in cui riecheggia, nelle forme più geometriche e nei colori più pastosi, qualche memoria del futurismo.
1980: La depressione peggiora, dipinge poco.
1982: Avverte i sintomi di un male incurabile.
1984: Trascorre gli ultimi due mesi della sua vita al Pio Albergo Trivulzio consapevole e depresso, rifiutando le cure. Muore il 19 gennaio del 1984.